Daniele Marranca
Opera 1^ classificata
Parole all’amico
Abbi cura del sorriso tuo più tenero.
Alleva la gioia come un figlio.
Ringrazia il Signore per ciò che è piccolo,
perché è un miracolo di cui nessuno si avvede.
Quando la sera scioglierai i nodi alle scarpe,
sciogli anche quelli che ti legano ad ogni altro oggetto.
E quando solleverai i piedi dal terreno,
lascia giù rancori e timori.
Abbandonati alla notte, che pari dignità
dona a tutte le cose,
ovunque e di chiunque esse siano,
Fa che siano lacrime di sonno, le uniche
a bagnare il tuo cuscino.
Al mattino, apri le finestre alla luce, e lascia
che entri sempre aria nuova a rinfrescare
il tuo giaciglio.
Non rimpiangere ciò che avresti potuto.
Le cose inevitabilmente cambiano,
ma sempre parole nuove le accompagnano.
Eleonora Capanni
Opera 2^ classificata
Angeli
Quando cammino con te
sento che mi dici tante cose
anche se non parli,
sento che mi carezzi
anche se non vedo le tue mani
nel buio,
vedo che mi sorridi
anche se sei dietro di me,
sento che mi vorresti
abbracciare
anche se lo stai già
facendo.
Paolo Gazzilli
Opera 3^ classificata
Avrei voluto
Tante volte, sai,
dormo disteso sui miei sogni,
e ora che nel mio giardino
maturano i frutti più belli,
rincorro e raccolgo i pochi frammenti della tua vita
che cambiano colore di continuo.
Avrei voluto dipingere nella penombra della luna
le tracce del tuo viso,
il taglio dei tuoi occhi,
ma il profumo salmastro dell’amaro
mi ha lasciato senza foglie e senza grido.
Avrei voluto innamorarmi di te,
della tua pelle di mela,
dei tuoi capelli corvini,
ma ho chiesto all’acqua le tue forme
e ho bevuto solo tristi illusioni.
Avrei voluto sdraiarmi sotto un ciliegio
pieno di stelle rosse
e desiderare la tua compagnìa,
ma ho trovato un solo cuore
e un solo vento.
Allora ho custodito un nostro universo
dove affrescare la notte con un tuo sorriso,
assaporare le tinte del tuo aroma,
respirare il tuo volto nei fiori della terra,
stringere il tuo corpo nei granelli di sabbia.
Ecco perché nel mio volo,
anche se non posseggo ali di farfalla,
guardo sempre l’altalena delle onde
e mormoro una difficile speranza:
vorrei sfiorare le tue mani e sussurrarti
“mi manchi”.
A mia sorella Monica, vissuta solo pochi giorni
Simonetta Gini
Opera 4^ classificata ex aequo
Ti cerco
Finisco sempre
dentro questa stanza,
piena di cianfrusaglie
e ricordi.
Ti cerco
tra bambole e collane,
tra libri e sedie,
dentro questa confusione.
Giro in tondo
per trovare
un pezzo di te,
di noi.
Un ricordo
che dica chi siamo,
che mi coccoli,
per sprofondare
nella sensazione,
nella consapevolezza,
di noi.
Il mondo dentro
questa stanza piena
è piccolo,
ho bisogno di più aria,
bramo più vita.
Ti cerco
tra le pagine di un libro,
tra il mappamondo e il divano,
tra cuscini e stoffe,
per riporti nella mia tasca.
Cercarti
mi fa sognare.
Gino Zanette
Opera 4^ classificata ex aequo
E allora ho guardato in alto il cielo
Fioriva la forsizia
smarrita nel prato delle prime viole
e componeva il vento ai davanzali
le antiche cantilene del podere
suppliche per zolle aride di pioggia.
«Tuo padre non ce la fa a morire».
E allora ho guardato in alto il cielo
E ho cercato i passi del coraggio
Bruciavano i rami del ginepro
la bianca croce di sambuco
era già verde nelle sue mani
legate dal rosario;
un leggero fiato lasciata
parvenza di brina sui baffi.
Lei gli scompose con grazia i capelli
prima di lasciarmi solo.
<«Chiudi bene la porta» sospirò lui
nel melodioso suono del silenzio
di quel meriggio caldo di febbraio
«che nessuno ascolti».
Chiuse gli occhi per raccogliere
forze e sollevarsi. E non sbagliare. Capii…
Mi voleva a fianco per l’ultimo comando
come era solito al tempo dei lavori
sui campi d’estate, arcigno
quando gli indugi erano funesti.
«Fammi restare qui, fino alla fine
fra pareti di gente che conosco
prima che si dilegui come un sospiro
ciò che di me resta ancora vivo».
Chinai il capo. E restammo così ad esplorare
i segni essenziali del nostro muto linguaggio.
Rosetta Capputi
Opera 6^ classificata ex aequo
Magia dei ricordi
Come vorrei una volta ancora
sentire sulla pelle
il respiro di quelle vecchie mura.
Il sussurro di parole lievi intonerebbe
col fruscio di fini vesti
una nenia melodiosa, culla dell’anima.
E per la scala sbiadita
mi parrebbe udire quella voce antica
augurare il riposo della notte.
Ma la porta è serrata
il tetto fatiscente quasi
e gli scalini d’accesso pungenti di ortica.
Un colpo secco apre l’uscio
sulla grande stanza di polvere fumosa.
Poco a poco tutto si rischiara e prende forma, come allora:
il focolare scoppiettante
stoffe e fili colorati
per la valente sarta e le apprendiste
e le note dalla radio di un motivo in voga.
Una giovinetta ecco appare in compagnia di un’anziana:
bianco il ciuffo intrecciato, caldi il timbro ed il sorriso…
…e un moto improvviso fluttua sulle rive del cuore
inondando il mio essere di calda luce.
Tutto sfuma dolcemente poi
nel riposo degli abissi più sicuri
lasciando sul viso… stille preziose.
Roberto Litterotto
Opera 6^ classificata ex aequo
Barbone
Vai
con i tuoi stracci
logori e puzzolenti,
col tuo mondo
racchiuso
in pochi sacchetti…
Un tozzo di pane,
vino in cartone,
poche cianfrusaglie
e la tua dignità…
Offeso e deriso
da un mondo falso
e impotente
che vede soltanto
lustrini e ricchezze…
e non sa riconoscer
la tua umanità,
i tuoi pensieri,
il tuo sguardo vacuo,
la tua storia,
il tuo ieri.
Barbara Santoni
Opera 8^ classificata
Eternità
Sarò la tua poesia…
cercherò di farti volare oltre i confini dei sogni
sarò pietra che assorbirà i tuoi dolori e sofferenze.
Proverò ad accarezzarti l’anima…
il mio pensiero ti darà forza quando mi cercherai…
Il mio cuore sarà anche il tuo cuore…
mi troverai sempre nei tuoi pensieri…
io lo capirò e volerò sempre verso te.
Ascolterai parole mai pronunciate prima d’ora.
Vedrai davanti ai tuoi occhi arcobaleni
disegnati da sorrisi e dolci pensieri …
Cercherò di farti capire cosa significa
sprofondare nella gioia …
Tutto questo è il presente …
Tutto questo è il futuro …
Tutto questo è l’eternità …
Loredana Di Bartolo
Opera 9^ classificata
Settembre
Verdeggia
al crepuscolo
la vegetazione della vigna
in piena mietitura
al cambio di stagione
sulla cenere cavata da orme
di luna bianca
e imburrata di fibre
di pergola sciolta,
Settembre
lievita in natura
fragranza di fiori
aromi d’agrumi
nettare e pollini.
Steli di fogliame
bulbi e ramoscelli
tremolano
appesi allo strepito
di una frescura
rarefatta d’ombra.
Soleggia
al pascolo
della semplice vita
impietrita
lo spirito errante
catturato
dal sensibile affascino
l’inspirato
alloro di benessere
i brividi d’emozioni
recuperi d’essenze.
Ottavio Cocco
Opera 10^ classificata ex aequo
A mia madre
Viso scarnito.
Di antica bellezza scolpito,
giri per la casa ormai vuota,
ma di tanti ricordi dotta.
Con la tenacia delle donne
della nostra terra,
otto figli allevasti,
senza risparmiarti.
Quante gonne inventasti
per le mie quattro sorelle,
e ricucisti per farle sempre più belle;
e i pantaloni ristretti o rifatti
per i più piccoli nati.
In cucina eri ormai la regina:
con quei quattro soldi e non di più,
deliziosi manicaretti variegati,
con fantasia creati,
profumavano l’ambiente sempre di più.
Attorniata da noi tutti,
eri ancora più bella
con i tuoi capelli canuti;
e raccontavi della tua infanzia,
dei giochi di allora ormai perduti.
Soprattutto a Natale,
quante cose belle
preparavi per tutti i tuoi figli,
con le tradizioni rispettate,
fatte di dolci e di atmosfere
infinitamente respirate;
ed assaporare con attenzione
i discorsi del babbo, finalmente
di buon umore e sorridente,
con i suoi occhi grandi,
verdi, da perdersi in un profondo
mare, fatto di sguardi attenti,
dolci come non mai, e lucenti.
Francesco Sielo
Opere 10^ classificate ex aequo
Piove
Piove sulle fiere di paese
sulle illusioni spezzate
sulle tende colorate
di un giorno di festa
Non ci sono porticati
né riparo tra i rami
spogli, le donne corrono
a testa bassa
nella pioggia battente
Così anch’io aspettando un treno
guardo la pioggia gocciolare
dalla lamiera di un tetto triste
ai sogni grigi nella mia testa.
Dal ponte della Melody
Breve intervallo di tempo
lunare
tra le onde del mare impazzito
Ci avvolge l’eternità,
il soffio sempiterno del vento.
Forse siamo noi fermi in lui
e il mare trascorre
in erte e valli lucide,
mobile e senza storia.
Ma dietro di noi
si richiude inghiottito il nulla
ed eternamente ricominciano
infiniti viaggi.